Molti pazienti che mi vengono a trovare in studio, mi chiedono informazioni sul tipo di attività che svolgiamo in palestra. Spesso non riesco a definirlo in poche parole, e scrivere questo articolo mi motiva a definire meglio caratteristiche e identità . Nel corso degli anni ho costantemente modificato l’assetto e la forma degli allenamenti, ho cambiato più volte il nome e altrettante volte la struttura. L’unica definizione che tuttavia è uscita indenne dai processi di cambiamento è quella di “allenamento funzionale”. Prendo spunto da un libro di Michael Boyle, un preparatore atletico americano che insieme al suo socio fisioterapista Gray Cook hanno rivoluzionato il mondo dell’allenamento e anche il mio mondo della riabilitazione. Il libro in questione si chiama “Avanzamenti nell’allenamento funzionale”, e per me rappresenta un punto di riferimento per la filosofia e la pratica del lavoro in palestra. L’esercizio si definisce funzionale perchè va a ricercare soprattutto la funzione, lo scopo di un movimento “fondamentale” come: rotolarsi, accovacciarsi, tirare, spingere, allungarsi in affondo, piegarsi, girarsi e spostarsi. I movimenti fondamentali si combinano tra loro per produrre movimenti complessi, necessari allo svolgimento delle attività quotidiane ad esempio, sollevare o trasportare oggetti sono gesti complessi, ottenuti dalla combinazione di più movimenti fondamentali, che coinvolgono un numero importante di articolazioni e avvengono su più piani e a diverse velocità angolari. Ecco perché allenamento funzionale non vuol dire solo allenare il corpo per aumentare la forza muscolare, utilizzando i vari piani del movimento. Significa anche allenare il sistema nervoso a raggiungere una funzione ottimale, finalizzata all’efficiente e corretta attivazione del sistema mio-articolare durante il movimento. Solo la pratica del gesto consente di acquisirlo correttamente e perfezionarlo.
Caratteristiche dell’allenamento funzionale che propongo:
- Ricerca degli esercizi funzionali, generalmente da 4 a 6 in una sessione
- tra questi generalmente 2 esercizi (squat o stacco, panca o rematore) saranno impostati per ricercare la forza massima (1-5 ripetizioni, carico >70% 1RM)
- gli altri 2 invece saranno ad un carico minore con maggiori ripetizioni
- grande rilevanza al lavoro di mobilità/stretching per poter eseguire meglio gli esercizi “fondamentali”
- inserimento all’interno del circuito di elementi di velocità o pliometria (salti o saltelli)
- per allenare gli arti inferiori, seleziono almeno un esercizio con appoggio di entrambi i piedi e almeno un altro con appoggio monopodalico
- per gli arti superiori cerco di equilibrare un esercizio di spinta (orizzontale o verticale) ad uno di tirata (orizzontale o verticale)
- un esercizio del circuito coinvolgerà soprattutto il centro del corpo (core) per garantire una migliore trasmissione delle forze tra gli arti superiori ed inferiori.
- 1 o 2 stazione di cardio a bassa intensità (fatica percepita 6 su 10)
- non solo “metodo” ma anche condivisione, vibrazioni positive, musica e sorrisi, tutto questo per ricercare il divertimento nella fatica.
Mirco Montedonico, fisioterapista Physiolab: Corso Brizzolara 1/3, Chiavari - Tel: 3465237941
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